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198 | predica trigesimasettima |
Costui poi rittienando l’asino a la capanna, a pena si poteva mutare: e costui il bastonava ispesso, dicendo: — ecco l’asino che il Comuno tiene per servire a tre ville! i Egli non è buono a nulla. — Egli il bastonò tanto, che a pena il condusse alla capanna: nè anco gli diè nulla. Volete voi altro? Che, in conclusione, il quarto dì l’asino era scorticato.1
A proposito: così dicono queste donne, le quali sono ingannate de l’avarizia e de la miseria. Elle dicono: — questi prigioni non debbano avere necessità niuna, però che frate Bernardino è creduto assai, e egli gli ha racomandato molto bene ed è creduto: onde che eglino debbono avere avuto de la robba pur assai. — Doh, pòvarette, che voi sête errate in voi medesime e ingannate dall’avarizia! Ognuna stregne, ognuna stregne, e avete tanta roba, che voi non sapete che farne. Prima: se voi dite ch’io so’ creduto, e io vi dico che ’l mio predicare non giova a nulla. Di voi dico, che ognuna stregne, e’ pòvaretti stentano. Deh, non mirate a le mani l’una a l’altra! Chè sentii che quando fu martoriato quello pòvaretto che fu impicato, che poi che egli ebbe de’ martorii, che ricondotto in prigione in suo riposo, era in terra. Doh, uffiziali, provedete per l’amor di Dio! Io vi dico che ella è santa cosa la giustizia, ma non si vuole però usarla con crudeltà. O non hai tu così notabile detto? Judicium sine misericordia fiat ei qui non fecit misericordiam: — Giudicio senza niuna misericordia ricevarà colui il quale non sarà misericordioso in altiui. — Oimmè, ch’io vego tanta crudeltà in voi, ch’io temo che Iddio non ve ne facci anco di male. Voi vedete in quanto bisogno i pòvaretti stanno. Dall’altro
- ↑ Qui ha fine nella stampa il detto Racconto.