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196 | predica trigesimasettima |
averne tanti quanti ne le bisognarebbe. Che credi che gridi quello tremare a Dio contra di te? Oh, se tu lo intendesse, tu udiresti gridare: vendetta, vendetta! Così se tu udisse le grida della tua cassa, la quale grida a Dio: Miseremini mei, miseremini mei! Cosi anco gridano le tue pertiche, quando elle so’ carche, che vi criepano sotto. Così grida il tuo goffano, quando tu ve le calchi dentro. E tu vedi il pòvaro morire di freddo, e non te ne curi! Tu non le senti già tu le grida! Sai perchè? Perchè a te non fa freddo; tu t’empi il corpo del man giar bene, ber bene, e de’ panni assai in dosso, e spesso al fuoco. Tu non pensi più là: corpo satollo, anima consolata. E quante camicie avete mandate qua giù a quelli pòvaretti prigioni, eh, o donne? Ma io v’ho per iscusate per uno modo. Io pur sento che presso a due camiciuola e due paia di mutande e un paio di calsaccie rotte l’è stato mandato. Ma credomi che infine voi morrete ne la vostra robba, e ’l diavolo ve ne portarà. Sape’ perchè io dico, ch’io vo per iscusate in una parte? Oh, io vel vo’ dire.
1Udiste voi mai la storia dell’asino de le tre ville? Elli fu in Lombardia. Elli è una via con una capannuccia, la quale è di lònga a uno molino forse uno miglio. Accordaronsi queste tre ville a tenere uno asino a questa capanna, il quale facesse il servigio di portare il grano al molino di queste tre ville. Avenne che uno dì queste tre ville andò per questo asino, e menasene l’asino a la villa, e póngli una buona soma di grano, e ménalo al molino; e mentre che egli si macinava il grano, egli scioglie l’asino e lassalo pascere: e voi sapete
- ↑ Ha qui principio ii XXV. dei Racc. S. Bernard., più volte citati, occupando le pagg. 62-65.