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averne tanti quanti ne le bisognarebbe. Che credi che gridi quello tremare a Dio contra di te? Oh, se tu lo i intendesse, tu udiresti gridare: vendetta, vendetta! Così se tu udisse le grida della tua cassa, la quale grida a I Dio: Miseremini mei^ miseremmi mei! Cosi anco gridano i le tue pertiche, quando elle so^ cardie, che vi criepano: sotto. Così grida il tuo goffano, quando tu ve le calchi; dentro. E tu vedi il pòvaro morire di freddo, e non te! ne curi! Tu non le senti già tu le grida! Sai perchè?! Perchè a te non fa freddo; tu t’ empi il corpo del man- j; giar bene, ber bene, e de’ panni assai in dosso, e spesso N al fuoco. Tu non pensi più là: corpo satollo, anima con- solata. E quante camicie avete mandate qua giù a quelli pòvaretti prigioni, eh, o donne? Ma io v’ho per iscusate per uno modo, lo pur sento che presso a due carni- ciucia e due paia di mutande e un paio di calsaccie: rotte r è stato mandato. Ma credomi che infine voi mor- rete ne la vostra robba, e ’l diavolo ve ne portarà. Sape’ perchè io dico, ch’io vo per iscusate in una parte? Oh, io vel vo’ dire. ^ Udiste voi mai la storia delTasino de le tre ville? I Elli fu in Lombardia. Elli è una via con una capan- nuccia, la quale è di lònga a uno-molino forse uno mi- glio. Accordaronsi queste tre ville a tenere uno asino a questa capanna, il quale facesse il servigio di portare il! grano al molino di queste tre ville. Avenne che uno di i queste tre ville andò per questo asino, e menasene 1’a- sino a la villa, e póngli una buona soma di grano, ej ménalo al molino; e mentre che egli si macinava il gra- no, egli scioglie l’asino e lassalo pascere: e voi sapete 1 Ha qui principio ii XXV. dei Eacc. S, Bernard,^ più volte citatici occupando le pagg. 62*65. !