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predica trigesimasettima 185


XXXVII.

Come ogni cosa di questo mondo è vanità.1

Timete Deum. Pure col timore di Dio ci doviamo impacciare, dilettissimi cittadini. Io trattavo stamane de le vanità degli uomini come de le donne. Vanitas vanitatum et omnia vanitas2: — È vanità di vanità, ogni cosa di vanità. — Oh, se egli fusse dì di festa! Io parlavo stamane de la vanità dell’uomo e de la donna, e cominciammo a vedere che in ogni luogo sête pieni di vanità; in mezzo, in fine e in capo, cioè in tutto il corpo. Ogni cosa grida vanità. Vanitas vanitatum et omnia vanitas. Perchè Iddio vidde che questo peccato era in ognuno, e esso venne per la liberazione di tutti; e fu verificato la profezia, parlando di Cristo: A planta pedis usque ad verticem non est in eo sanitas3: — Da la pianta del pie’ insino alla sommità del capo, non è sanità in Cristo. — Tante furono le piaghe e le battiture sue che egli ebbe, che non fu in lui niuna sanità: dimostrando che lui patì in tutto il corpo suo per purgare noi. El modo il dice, chè dice, da la pianta del piè insino a la sommità del capo; cioè da la gravezza e bassezza de la terra insino all’altezza de la gloria, egli patì per te pena. Non fai così tu. O tu che vai dietro a le vanità, tu tieni mala via; tu co-

  1. È la nona delle dieci Prediche pubblicate nel 1853.
  2. Ecclesiaste, cap. primo, vers. 2.
  3. Isaia, cap. primo, vers. 6.