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predica trigesimaquinta 155


chè bene mi credevo che infra voi fosse concordia e pace, ora vego che non pare ch’e’ sia vero; e però fate che voi ci veniate. Anco vi vo’ dire qualche cosa di me. Egli è vero che, perchè ci è stato alcuno poco di scandolo fra maestro Gabriello e me per parole che so’ state predicate, e chi ha predicato ha detto bene, ma non è stato inteso nel modo come è stato detto; sì che è stato colpa de l’uditore e non del dicitore; però che alcuni che hanno udito, hanno subito parlato e detto: — questo toca qui, e questo toca colà; — e sallo Idio che di cosa ch’io abbi detto, io non l’ho detta con intenzione di nominare persona1. E perchè alcuno bisbiglio fu per le mie parole ch’io avevo dette, e un altro aveva detto anco lui — ho saputo che ’l suo dire non è stato per darmi centra; — e però dico che elli ha detto bene, e io bene; e tu non hai saputo intendere. Nel suo dire elli ha tenuto altra via ch’io non tenni io, ma tutto il nostro dire ha auto uno fine: tutto il suo e ’l mio dire è stato detto a laude e gloria di Dio; ma è entrato per altra via l’uno che l’altro. Come colui che vorrà venire qui in sul Campo2 essendo fuore di Siena, che può entrare per la Porta a Camollia e per la Porta Nuova o a Fontebranda; per molti luoghi si può entrare, e infine tutti venire in questo luogo. Simile aviamo fatto noi. Elli è venuto a questo effetto, come so’ venuto io: el difetto non è di chi ha predicato, ma di chi ha udito e non ha inteso, che ha raportato quello che non è stato

  1. Nella vita del Santo e nelle Cronache di quegli anni non trovo verun ricordo di questo fatto, nè menzione di sorta di un fra Gabriello, forse domenicano, che sembra con qualche predica o discorso aver contradetto la devozione al Nome di Gesù, promossa dal Nostro; il quale per effetto di carità cristiana qui s’adopra a cancellar dello scandolo ogni traccia.
  2. Cioè, sulla Piazza allora detta del Campo.