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predica trigesimaquinta 151


dicio di Dio. Or piglia e nota e intende e impara questo verso:

Moritur arreptus monaca quicumque potitur:

— Muore col diavolo adosso colui che s’impaccia co la monaca sagrata a misser Domenedio. — O cittadini, per che io dica, io non so s’io mi fo altro frutto, io: pure mi scarico la mia coscienzia a dirvelo. Non posso far meglio: s’io potesse far meglio, meglio farei. Io non posso far meglio che far bene. O monache, sòccene? Io t’aviso che tu ha’ a venire a le mani del tuo sposo qualche volta: pensa con che viso tu gli parrai 1 innanzi, se tu gli hai fatto fallo! Se tu l’hai fatto, fa’ almeno che tu t’amendi: se non l’hai fatto, nol far mai.

La quarta malizia e peccato che esce de la avarizia, si è ingratitudine. La ingratitudine è una cosa che secca la fonte de la misericordia di Dio. È niuna città atorno atorno che sia più tenuta di pregare Idio e di ringraziarlo, quanto voi ne sête tenuti voi? Non considerate voi quanta grazia voi avete? La qual grazia l’avete per nezzo de la Vergine Maria: se voi no ne sarete cognoscenti, fate ragione che essa l’habbi detto a me, e io da lei avendolo udito, il dico a voi. Voi trovarete che infine vi sarà tolto ogni vostro bene. Ode quello che santo Luca disse per bôca di Dio, a xviiij cap.: Videns Iesus civitatem, flevit super illam, dicens: quia si cognovisses et tu, et quidem in hac díe tua, quae ad pacem tìbi, nunc autem abscondita sunt ab oculis tuis. Quia venient dies in te; et circumdabunt te inimici tui vallo, et circumdabunt te, et coangustabunt te undique; et ad terram prosternent te et

  1. In cambio di, apparirai o aparrai, come dice il Cod. Sen. 6.