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predica trigesimaquinta |
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faccia niuno male, dal quale possa riuscire alcuno bene. Sai perchè? Perchè sempre il peccato t’è vietato. E però non consentire che mai si presti a usura, o vuoi giudeo, o vuoi cristiano; e se tu hai consentito, ne le mani del diavolo se’. E anco ti ci vo’ dare uno codicillo. O tu che desti il lupino che si prestasse, e èssi prestato per quello lupino, tu ne se’ tenuto a restituzione, e forse nol sapesti mai. Qui occasionem damni dat, damnum dedisse videtur: — Chi è cagione di dare o aver dato niuno danno a persona, díe restituire a colui a chi è stato fatto il danno e fassi. — E però vedi che ne va a casa del diavolo colui che presta, e anco colui che n’è cagione. E la robba che via piglia? Che ne va in sterminio per giudicio di Dio. O usuraio, che hai prestato e furato già cotanto tempo, e bevuto il sangue de’ pòvari, quanto danno hai fatto, e quanto peccato contra al comandamennto di Dio! Tu non t’avedi che tu se’ fitto e fondato ne le pene infernali? Tu dici forse: — io me ne confessarò. — Doh, pòvaretto, che perchè tu vada al confessore, sai, al fratachione che t’asolve, se elli t’asolve, con lui insieme vi vai. O confessori, quanti di voi ci so’ che so’ stati ingannati da molti che hanno promesso di rèndare, e poi si fanno beffe di Dio e de’ Santi? Non li voliate asolvere più! Se mai più ellino tornano a voi, siate savi: fate almeno sì che l’anima vostra non si perda con la loro insieme. Se tu li confessi, e essi ti dicano: — io rendarò, e vogliomi amendare per lo tempo a venire, — fa’ che tu vega, eglino il voglino fare con operazione, e poi l’asolve. E a voi che sête state cagione che tal pecato sia fatto, fate che voi ripariate, e che voi siate asoluti anco voi. Da l’altro lato non condesiderate voi che questo è uno disfacimento de la vostra città e del vostro Comuno? Non vedete voi quanta