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predica trigesimaquinta |
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essendo tenuto in pena eterna, dove mai non può morire. Sai che lo’ manda Idio a tutti quelli che sono scomunicati? Idio lo’ manda uno animo pusillo, che non sa lui a pena quello che lo’ bisogna. De’ quali dice Davit: Illic trepidaverunt timore, ubi non erat timor. Idio lo’ dà uno fragello in questo mondo, che non è picolo; chè bene che eglino abbino il timore de la scomunicazione, nondimeno hanno più timore de la robba loro, che non la vogliono rèndare; e così stanno legati ne le mani del diavolo. Pur niente meno non ha però bene lui che elli viva, chè Iddio vuole pure che la robba mal guadagnata abbi quello fine che ella debba avere. E per questo disse Davit:1 Scrutetur foenerator omnem substantiam eius, et diripiant alieni labores eius. L’usuraio scomunicato manda a cercare la sua roba, e li strani faranno bene della robba sua, e anco n’hanno talvolta bene i soldati e altre persone strane, chi in uno modo e chi in un altro. Talvolta ancora adiviene che la sua roba andarà a saco; talvolta sarà prese e imprigionato, e molti mali seguitano dal suo principio del prestare a usura; chè colui gli ròba la robba, chi lo sforza, e così l’uno pecato sta atacato all’altro. Ognuno di questi fa contra al comandamento di Dio che disse:2
Non furaberis. Tu furi a colui, e colui fura a te. Or in nomine Domini ognuno andarà col suo fastelluccio. Doh, io vorrei sapere se qui fra voi ci è niuno che non sia scomunicato. Io mi credo che pochi pochi ci sieno, che non sieno scomunicati de la magiore scomunicazione. Vuoi vedere se voi dovete essere tutti scomunicati? Oh, io vel vo’ dire e sì v’annunzio la cagione. Qualunche persona si truova a tòllare, e chi è cagione di fare tòllare alcuna cosa de
- ↑ Nel salmo xiij, vers. 5.
- ↑ Salmo cviij, vers. 11.