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essendo tenuto in pena eterna, dove mai non può morire. Sai che lo’ manda Mio a tutti quelli che sono scomuni- cati? Mio lo’ manda uno animo pusillo^ che non salai a pena quello che lo’bisogna. De’quali dice Davit:‘ lllic irepìdaverunt timore^ ubi non erat timor. Mio lo’ dà; uno fragello in questo mondo, che non è picolo; chè! bene che eglino abbino il timore de la scomunicazione,;; nondimeno hanno più timore de la robba loro, che non! la vogliono rèndare,* e così stanno legati ne le mani deb diavolo. Pur niente meno non ha però bene lui che elli viva, chè Iddio vuole pure che la robba mal guadagnata abbi quello fine che ella debba avere. E per questo disse Davit:^ Scruteturfoenerator omnem substantiam eius^ et diripiani alieni lahores eius. L’usuraio scomunicato manda a cercare la sua roba, e li strani faranno bene della robba sua, e anco n’ hanno talvolta bene i soldati e altre persone strane, chi in uno modo e chi in un altro. Talvolta ancora adi- viene che la sua roba andarà a saco; talvolta sarà prese e imprigionato, e molti mali seguitano dal suo principk del prestare a usura,* chè colui gli ròba la robba, chi 1( sforza, e così l’uno pecato sta atacato all’ altro. OgnuiK di questi fa centra al comandamento di Dio che disse: ’ JVon furaberis. Tu furi a colui, e colui fura a te. Or nomine Domini ognuno andarà col suo fastelluccio. Doh io v orrei sapere se qui fra voi ci è ninno Qhe non sia sco municatOo Io mi credo che pochi pochi ci sieno, che noJ sieno scomunicati de la magiore scomunicazione. Vuoivej derese voi dovete essere tutti scomuiiicati? Oh, io vel vo’dij; re e sì v’annunzio la cagione. Qualunche persona si truovj a tòllare, e chi è cagione di fare tòllare alcuna cosa d 1 Nel salmo xiij, yers. 5. ^ Salmo cviii, vers. 11.