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predica trigesimaquinta 145


i quali so’ ne le mani del diavolo: come no ne fa il diavolo a suo modo di queste tali anime, benchè elle sieno co’ corpi? Dice che volendo, elli1 ne farebbe molti pericoli: ma per guadagnare più anime, le lassa stare nel mondo, però che essendo uno scomunicato, elli non la cura, nè anco un altro che non si guardi dei favellarli, di praticare, d’usare e mangiare e bere con lui; e però gli lassa per la pratica che altri ha con lui, chè quanti più so’ che gli favellano, tanti ne sono scomunicati. E così per lo lassarli, guadagna dimolte anime, che non se l’avegano, e accieca l’anime e’ corpi; chè ognuno cade su quella scomunicazione. Sâmi tu assegnare la ragione perchè elli s’accieca il colombo? Nol sai? Per pigliarne più. Così fa il diavolo: gli lassa stare per pigliarne più: non però che Idio non gli abbi data possanza, che ne ci potrebbe portare in anima e in corpo; e cosi il lassa nel mondo; e talvolta diventa alto e grande, ma poi la cosa va pure dove ella díe andare. E però è detto2. Vidi impium superexaltatum et elevatum, sicut cedros Libani. Et transivi, et ecce non erat: — Io vidi uno impio scolunicato, esaltato e levato in alto come uno cedro nel Libano. E stato così un poco, e’ non fu veduto, perchè fu mortaghiado. — Che è a uno, che sia scomunicato? come uno suono che di subito va via: non pare che ne curi, e elli se ne va ne le mani del diavolo, dove sempre starà ne la puza e nel vituperio e in pena eternale. Quale è il più sozzo suono che facci l’uomo, sâlo? È quello che pute, che di subito va via, e lassa la puzza agli altri. Così è di colui che è scomunicato: lassa la puza, e va via, ed è tagliato poi a pezi lui nell’altra vita,

  1. Intendasi, il diavolo.
  2. Nel salmo xxxvj, vers. 35 e 86.