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predica trigesimaquinta | 135 |
prima cagione, per che Iddio vi mandarà il suo giudicio: per la superbia e per la vita viziosa1. All’altro.
El sicondo peccato si è quello che è contra a natura. Questo non si fa già a Siena! Doh, cittadini, non considerate voi nulla? Per certo ch’io non so se voi vi séte impazati. Doh, immè, non avete voi l’essempri di Sodoma e di Gomorra? Non temete voi Idio? Non senti quello che sente il cielo del peccato tanto multiplicato nel mondo? Quanto ch’è a me, io mi credo che tu nol senta; chè se tu il sentisse, tu terresti altri modi. Sai la cagione perchè tu non senti questo? Perchè tu hai le orechie tutte piene di càcola. Perchè dunque non le sturi? Perchè tu non vuoi udire: vuoi più ratto2 aspettare il giudicio di Dio. Iddio versarà l’ira sua e ’l giudicio suo sopra di te, città di Siena. Credetemi, credetemi3 che io aspetto anco di sapere i guai vostri. Oimmè, che a me me ne ’ncresce, e non so io stesso che farmi. Io ho fatto dal canto mio ciò ch’io ho potuto per trarvi de la mala vita, poi ch’io v’ho dimostrato come voi dovete lassare il vizio, nel quale voi sête, e no ne volete uscire. Conviemmi ora dire e dimostrare4 il giudicio vostro co’ vizi insieme, poi che voi volete stare indurati nel maladetto vizio sodomitico. O indiavolati sodomiti,5 ode che dice Ieremia di te al vij cap. O città di Siena, quanto stai male! Dice: Filii colligunt ligna, et patres succendunt ignem, et mulieres conspergunt adipem, ut faciant placentas reginae coeli, et libent diis alienis, et me ad iracundiam provocant. Che dici tu, o Ieremia, che dici? A chi dici