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predica trigesimaquinta 125


era viva, che non si vide di lei altro che cennere. E come fa fatto di costoro, così si vorrebbe fare dove se ne trovasse niuna. E però vi voglio fare questa amonizione, e avisovi, che dove ne fusse niuna, e qualunque ne sapesse o conoscesse niuna in niuno lato, o dentro o fuore, subito l’acusi a lo Inquisitore: o vuoi che sia ne la città o vuoi nel contado, acusala: ogni strega, ogni stregone, ogni maliardo o maliarda o incantatrici: fa’ quello ch’io ti dico, acciò che tu non abbi a rendere ragione al dì del giudicio, avendo tu potuto fare stroppiare dimolto male, che si sarebbe stroppiato avendola acusata. Anco vi dico un’altra cosa, che come niuno o niuna ne sarà acusata, se persona andarà per aitarla, a la sua casa sarà mandata la maladizione da Dio, e risentirassene sì ne la robba e sì nel corpo, e anco poi nell’anima. Doh, ditemi: parvi che abbi fatto tanto bene una persona che ârà fatti morire a’ suo’ dì in quel modo xx o xxx fanciullini, quando poi elle so’ acusate a la Signoria, che voi l’andiate aitare e pregare per loro? Se elli fusse locato a te, ch’ella ti avesse morto uno de’ tuoi figliuoli, che te ne parrebbe? Pensa da te a un altro! Pensa anco maggior fatto: non pensi tu che tali incantatrici, ogni volta che âranno fatto niuno incantesimo, hanno rinegato Iddio? Che peccato ti pare a rinegare Iddio, eh?1 Doh, sai che intervenne di questi incantatori, eh? Intriamo in pratica.

Elli2 fu a Roma uno famiglio d’uno cardinale, el quale andando a Benivento di notte, vidde in sur una aia ballare molta gente, donne e fanciulli e giovani;

  1. Qui ha termine il cit. opuscolo Le streghe in Roma.
  2. Questo che segue è il vigesimoterzo del Racc. di S Bernard., pagg. 58-59, edit. da F, Zambrini.