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predica trigesimaquinta | 123 |
naso elli putivano per sì fatto modo, che ben parevano cose di diavolo,1 come erano. E dicevano che con essi s’ugnevano, e così come erano ónte, lo’ pareva èssare gatte, e non era vero; però che il corpo loro non si rimutava in altra forma, ma ben lo’ pareva a loro. Dice santo Agostino così: Non cadit scrupulum facinoris, oculta qui manifeste non desinit obviare. E Alissandro ne la xxvj quistione, V cap., Episcopi.
Dicono che il diavolo può ingannare queste femine, quando fanno tanto male, e così le inganna, che come so’ ónte, lo’ pare a loro medesime èssare diventate come gatte, e par lo’ andare ne le case a quelli fanciullini, e succhiar lo’ il sangue e guastarli e disertarli, come molte volle s’è veduto; e non è vero che elleno sieno loro, ma è il diavolo propio. Diciamo: o che faceva il diavolo di quello sangue? Vomicavalo, e ingannava coloro, e andava dimostrando lo’, che quelli fanciulli sarebbero stati morti di mala morte, o fatto qualche grandissimo male. Or mi di’; credi che ’l diavolo le sappi, quando èlli vuole ingannare altrui? Elli si dice che propiamente il diavolo va al fanciullo, e fa lui tutte queste cose ch’io dico, e talvolta lo stroppia per modo, che elli non è mai più libarp2. Elli so’ stati già di quelli che hanno veduta la gatta quando va a fare queste cose; e tali so’ stati tanto preveduti, che hanno âuto qualche cosa in mano e arandellato a quella gatta, e talvolta l’hanno giònta. E di quelle so’ state, che hanno riceuta tal percossa, che hanno rotta la gamba. E a chi credi che sia rimasa la percossa? Pure a la femmina indiavolata, none al diavolo. E in questo modo l’uno inganna l’altro. Gli