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112 | predica trigesimaquinta |
che elli amarà, quello ârà; e qui nel mondo hai âuto il pensiero, e non a Dio, e tu co le cose del mondo starai e senza Iddio.1 E per questa avarizia elli mandarà il fuoco da cielo; del quale è detto: ignis est usque ad consumationem, et devorans:2 — Quello è uno fuoco il quale ardarà e consumarà ogni cosa: — ardarà gli uomini con ciò che eglino hanno amato e disiderato. Hai disiderato oro? E tu coll’oro sarai arso. Hai disiderato pietre preziose o altre richeze? E tu con esse sarai arso. Quando quello fuoco sarà apicato a la terra, tu potrai ben gridare: al fuoco! al fuoco! al fuoco! che mai elli si spenga, chè non sarà possibile di mai poterne spégnare una luoia.3 Mai non fu fuoco in questo mondo simile a quello. Ignis sanctus est4: — Quello fuoco è santo; — però che elli farà la vendetta dell’ofesa che è stata fatta a Dio, e a Dio portarà odore di tal vendetta. Noi potiamo ben dire che quello fuoco farà vendetta di tutti i pecati, ma spezialmente dell’avarizia. Ode in santo Matteo a xxiiij cap.: Cum ergo videritis abominationem desolationis, quae dieta est a Daniele propheta ec. — Di che credi tu che egli vogli dire? Vuole dire del peccato de la carne.
O voi che mi state a udire, chi ha orechie da intèndare, sì intenda. Chi sarà involto nell’uno di questi tre vizi, sarà giudicato da Dio, se non si sarà amendato. E chi n’ârà due di questi vizi, che sia avaro e lussurioso, quanto starà peggio! E chi gli ârà tutti e tre, oh quanto starà pessimamente, essendo stato avaro, iniquo e lussu-