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50 | predica decimaottava |
diligit iniquitatem, odit animam suam1 — Colui che ama e fa iniquità, odia l’anima sua; — non s’ama sè medesimo; e colui che pospone l’anima sua a Dio, che prima vuole morire che offendere a Dio. Regola generale: ogni volta che tu ami più l’anima tua che Idio, ogni volta pecchi mortalmente. Va’, leggi Angustino alla settima distinzione, cap. hominis: questa è la sostanzia. Dice che chi ama più l’anima sua che Idio, costui sta in peccato mortale; cioè chi ama più di campare l’anima che fare la volontà di Dio, costui sta sempre in peccato mortale. Pone mente come tu ami te, sicut te ipsum: noi ci amiamo noi medesimi col cuore et anco colle parole et anco coll’òpare. E con questo ordine noi doviamo amare il prossimo, col cuore, colle parole e coll’òpare. Io ti metto insomma in tre modi, che ognuno richiedarebbe tre prediche, e anco non sarebbe detto a pieno. E poi che noi mettiamo in una predica,2 e il tempo ci fugge che l’aviamo breve, noi aviamo molto che fare. Non ci bisogna andare in maremma a pigliare uòpara. Ricordovi a chi ha fanciulle a maritare, che le meniate3
domane alla predica, però ch’io predicarò come la donna si díe amare col marito, e così il marito colla donna: anco come si díe amare l’uno cittadino coll’altro, e compagnia con compagnia, e amico con amico, e amica con amica. E vedremo la vera amicizia com’ella è fatta. — A casa.
Dico che stamane noi vedremo tre amori: Primo amore, cordiale; il quale ârà con seco sette amori variati in sette modi.