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predica vigesimanona 415


Sia benedetto il tuo santissimo frutto in odore, chè per la soavità di tanto odore si può dire: trahe me post te:1 — Tirami, Signor mio, doppo te, — acciò ch’io abbi tanta consolazione, ch’io ti possegga; tanto se’ dolce e suave nel tuo odore! Nella Cantica, di ciò parlando: in odorem unguentorum tuorum currimus: — Nell’odore del tuo unguento corriamo. —

Sia benedetto il suo graziosissimo frutto in sapore, del qual sapore disse Davit:2 Gustate et videte, quoniam suavis est Dominus. — Gustate, assaporate e vedete quanto è suave il Signore. —

Sia anco benedetto il suo santissimo frutto in valore, il quale frutto fu la sua vita, fu i suoi costumi e la sua dottrina, e ultimamente la sua passione e morte. Quanto credi che sia valuto questo fruito santissimo Iesu, figliuolo di Maria? Non si potrebbe mai dire. Vuolo comprendere che più vale una gocciola del suo sangue prezioso, che non valsero mai tutte le cose che mai furono criate? Inde disse Pavolo: Empti enim estis praetio magno. — E però vi dico che solamente questo nome suo per lo suo amore che voi il portiate nel cuore, ne la mente e nel ventre, però chè per questo frutto Jesu benedetto, Maria v’ha liberate da tanta miseria, quanta vi era ogni dì gittata al volto. E però aviate sempre il pensiero in lui. E questo è per lo sicondo intelletto, dove disse: benedictus fructus ventris tui.

Seguita il terzo intelletto, dove dissi: nome, questo nome, Iesus. Quando tu ricordi questo nome, Iesu, forbeti la bòca, acciò che tu il ricordi con nettezza e purità.

  1. Cap. primo della Cantica, vers. 3; e dice: trahe me: post te curremus in odorem ungentorum tuorum.
  2. Salmo xxxiij, vers. 6.