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408 | predica vigesimanona |
Non ne fu mai più niuna. Inde fu detto nello Eclesiastico a xxiiij cap.: In Iacob inhabita, et in Israel haereditare, et in electis meis mitte radices. In Iacob inhabita: abito in Iacob, cioè1 in molte fatighe. Considera prima: ella era pòvaretta, che de la sua fatiga si nutricava; che fanciulletta cominciò ad avere degli affanni del mondo. In Iacob inhabita, et in Israel haereditare; cioè che vidde, che mentre che aveva a vivere in questo mondo, le conveniva avere queste fatighe. Et in electis meis mitte radices. Che poi che essa fu eletta alle fatighe, così vi volse sempre stare, e pazientemente le portò. Pensa ora tu quanto merito essa doveva aquistare, stando sempre in povertà, in tribulazioni e in affanni, sì di quelli che essa pativa, e sì di quelli del suo Figliuolo e vederli e udirli. Adunque, in tutti questi stati essa meritò.
O vergini, sòccene? — Si — Sappiate che tutti avete la grazia di mantenere la verginità vostra da Maria, però che essa fu la più piena e pura vergine che mai fusse in carne mortale. Che volse dire Davit quando disse: Adducentur regi virgines post eam; proximae eius afferentur tibi?2 Tutte voi vergini avete una radiciuola di quella grazia che ebbe Maria. E ho grandissima voglia, testè venutami, di darvi domattina la buona mattina; di darvi una consolazione di quelle da divero; di farvi una predica, ne la quale io vi dimostrarci come la Vergine Maria era acompagnata da dodici damigelle, quando l’Angiolo la venne a nunziare. Voi vi credete ch’ella si stesse sola: io vi vo’ fare sapere questo, che forse non l’odesti3 mai più; che ella non stette mai