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amore di Dio e a sua laude e gloria. Dirà colui che pi- glia l’osso: — io ho pure migliore appetito, e cavo quello diletto per quello digiuno: io non voglio digiunare per non avere quella consolazione. — Io non ti dico così, io; ma va’ e digiuna e fa’ che tu mangi una buona scudella di fave e assai, e lassa andare la tua fantasia: fa’ il tuo digiuno per amore di Dio, e non dire: — s’ io digiuno, io ne cavo quello diletto e parmi migliore T aglio quando io digiuno, che non mi pare il pane quando io non di- giuno. — Non comprendi tu che Iddio non ti comanda mai ninna cosa naturale? Elli ti ha dato il cognosci- mento; chè tu puoi comprendere che noi siamo suggetti alle cose naturali. Egli t’ ha dato lo intelletto, perchè con esso tu cerchi le cose sopra naturali. Piglia quelle parole di Job: Memoria illius non sii ec.: — La memoria di quello diletto fa’che tu la gitti via, come se fusse legno fracido, e piglia la intenzione che si muove per gloria e onore di Dio. - Però piglia" ogni fatiga, ogni astinenzia, ogni vigilia per amore di Dio, e non pensare in altro, però che non ti bisogna. l’ottava regola. Ogni volta che nella tua opera v’ è più diletto spirituale che naturale, e non vi sia penato mortale, sempre è buono. Pigliane l’essemplo di quello che n’ è il peccato. Tu andarai a predica, e andarai più per udire i modi suoi,* i gesti suoi e gli atti suoi, perchè so’piacevoli, che per udire la dottrina che elli ti dà. Questo è penato. Simile, quando tu vai colassù al duomo, dove si dice con tanta solennità l’uffìzio divino, sentivi sonare gli organi, sentivi cantare: tu cavi più diletto di quello suffìlare e di quelli canti, che tu non hai alla cosa che dicono. E1 tuo pensiero non va se none in » Intendi del predicatore.