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XXVIII.

Similmente, che Idio c’insegni a fare
la sua santa volontà.1

Doce me facere voluntatem tuam, quia Deus meus es tu.2 Di nuovo per modo d’orazione Davit parlando a Dio li dice: — Signor mio, insegnami a fare la tua volontà, però che tu se’ il mio Idio. — Noi vedemo ieri sopra al presente tema tre considerazioni, da le quali noi potiamo comprendere le volontà che vengono io noi, se elleno so’ da seguitare o da lassare stare. La prima tu distinzione; siconda, cognizione; terza, discrezione; le quali vedemo assai apertamente, salvo che questa ultima, de la loro discrezione, dissiti di volerti mostrare dieci regole buone a non potere mai uscire de la volontà di Dio, e mostrâtene tre.

La prima fu che tu duri fatiga in questa vita per l’amore di Dio.

La siconda regola dissiti che Iddio vuole bene che tu ti ponga el peso de la penitenzia, ma vuole che tu tel puonghi per modo che non ti scortichi.

La terza dissi che allo spirito tuo tu li ponessi peso

  1. Nel Cod. Sen. 6: Seguita come doviamo a Dio domandare che ci insegni a fare la sua volontà. E il Cod. Pal.: In questa Predica si tratta pure di come dobiamo domandare a Dio, che ci insegni a fare la sua volontà.
  2. Salmo cxlij, vers. 10.