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310 | predica vigesimasesta |
sentito altrimenti da Dio, che sia sentito uno suo nimico.. — E io non dirò el patrenostro! — None: or aspetta un poco; non ti partire: io non voglio che tu dica: io nol dirò. Non far così, chè non dicendolo, tu faresti anco peggio. Una cosa ti vo’ dire fra l’altre: non ti disperare, perchè tu ti cognosca èssar cattivo e con peccato mortale. Non hai tu a memoria di quello publicano e di quello fariseo, che oravano nel tempio? (Luca, a xviij cap.) El pubblicano diceva nella sua orazione: Deus, propitius esto mihi peccatori. Oh quanto è buona e dolce parola! — Signor mio, deh, sia propizio a me peccatore! — E per la sua buona orazione elli si partì giustificato. El fariseo che era riputato iusto, e così esso proprio si riputava, stava apresso all’altare, e diceva nella sua orazione: Gratias ago tibi., Domine, quia non sum sicut ceteri: — Io ti rendo grazie, Signore Iddio, ch’io non so’ come so’ coloro che non fanno il tuo volere. Io digiuno per tuo amore; io do limosino e fo dimolte altre opere giuste. — E per lo suo riputarsi buono fu dannato. El peccatore e publicano che si riputava non degno pur di mirare il tempio, considerando il peccato suo, si partì giustificato, e fu beato. Or guarda tu come si mescolano le lancie colle mannaie!
Doh, io ti voglio dire di tre effetti che adopera l’orazione.
El primo è impetrativa di grazia pe’ gattivi.
Sicondo è meritativa per li buoni.
Terzo è testificativa e pe’ buoni e pe’ gattivi.
Primo è impetrativa di grazia per li gattivi. Sentenzia di santo Tomasso super Iohannem. — Se uno gattivo domanda grazia di pèntarsi de’ suoi peccati, e di far bene per li tempi avvenire, e di cognoscere Iddio, Iddio l’ârà per bene; che ben che non meriti d’èssare esaudito,