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predica vigesimaquinta 297


in là; e vedendo questo uomo, temono di non esser morte; e così stanno tutto il dì senza pizzicare. Tornanvi poi l’altro dì, e veggonlo a quello medesimo modo; anco stanno così insino la sera, senza arrischiarsi a pizicare nel seminato: e anco pur volendo pizicare, vi tornano l’altra mattina, e trovanlo a quel medesimo modo che gli altri dì; e vedendo che elli non si muove punto, cominciano a volare in terra pur di lònga, e a poco a poco si cominciano approssimare a questa zucca, e talvolta le vanno apresso apresso, pur con paura però. Talvolta, quando so’ così apresso, elli trarrà un poco di vento che ’l farà rimanere: come il vegono così muóvare, tutte fugono via per paura. Poi vedendo che elli non fa altro atto, pure ritornano a mangiare, e vannoli poi anco più presso che non avevano fatto prima. Aviene talvolta, come so’ una più ardita che un’altra, che gli vanno insino apresso apresso, e vedendo che non si muove, si mette a volare e volagli in sul balestro, e vedendo che non si move lui e non scrocca il balestro, non ha paura di nulla; e così assicurata, gli va in sul capo, e pisciali in capo. A proposito. Sai che vo’ dire? Io vo’ dire che talvolta fa così uno rettore, il quale va a fare l’uffizio nel quale elli è eletto, e lui non è atto, che è uno zero. Elli manda il bando, che niuno biastemmi Iddio, che non si vadi di notte, che non si giuochi, che non si porti arme, che non si dica villania l’uno a l’altro. E così mandato il bando, vanno facendo la cerca di dì e di notte colla sua birraria, e talvolta truovano chi va di notte, e chi gioca, e chi biastemmia Iddio; sarà menato alla signoria per far’ lo pagare la pena. Subito giognarà uno al rettore: — o missere, io vi prego e vi domando una grazia. Voi avete il tale, il quale fu trovato di not-