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288 | predica vigesimaquinta |
sapeva la condizione del lupo, subito se l’avisò e si andò, e tolse questo porco. Stato un pezo, costoro stanno pure pure a vedere, e ecco il lupo e torna e non trova il porco. Fate vostra ragione; che per la rabbia che elli aveva, elli percosse tanto il capo in quello luogo, che elli si morì.
A proposito. Sai tu che fanno questi cotali avari quando sono eletti a uno uffizio? Ellino dimandano: — quanti denari ha recato il tale da quest’uffizio? — Hanne recato dugento fiorini. — Sì, eh? Io ne recarò bene trecento o più. E così va poi all’uftizio con quella intenzione gattiva per méttarla in essecuzione. E sai come vi va? Vavi colla bandiera a piccone: va a furia, a bandiera spiegata. Oh quanto male si fa molte volte, per non considerare quello che si vorrebbe fare! Che sarà tale per avere di questi nostri uffizi, lassarà la bottiga sua, l’arte sua; e per questo spesse volte vengono meno l’arti e’ mestieri nella città1. Sicchè questi tali lassano l’arti per andare a furare; guastano la città per non fare il mestiero loro, e vanno a robbare e furare il contado, e’ povari uomini.
Questi tali uomini si possono assimigliare a le gatte. La gatta si pone a uno bucarello là dove debba uscire il sorcio, e staravi tutto il dì per giongnerlo, e come è per uscire fuore, e ella il ciuffa. Simile fa l’avaro, che cerca l’uffizio; quando elli sente che uno uffizio si díe trarre, elli s’ingegna d’andarvi per iscontrino2, e andarà a uno a uno de’ suoi amici, dicendo: — o tale, egli si fa la tal cosa; io ti voglio pregare che tu m’aiti d’uno lupino; e così andarà quasi pregando da amico in terzo