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280 | predica vigesimaquinta |
ieri.1, domenica fu. Sai, che entrò nel barlotto2 di quello, gli pareva quello che non era. Come dico di voi, così voglio dire anco d’uno predicatore. O tu che predichi, va’ dritto, non ti tórciare mai, nè per paura nè per minacce. Sempre di’ il vero a’ popoli a gloria di Dio, e perchè il peccatore esca del peccato. Oimè, che assai vi so cercare, che tutti vi trovo gattivi, e l’una parte e l’altra di voi! Da qual parte vi miro, tutti vi veggo gattivi e parziali. Oh, questo è il mal nemico di iustizia!
Quarto: accusator in talamo. Sai chi so costoro? So’ cotali che vanno accusando in segreto iniquamente e malvagiamente, mettendo altri nelle mani delle Signorie senza cagione. Oh, egli si conviene che uno podestà o un altro ufficiale sia quanto cauto a volere cognoscere la verità! Sai, anco di cotali che mettaranno tali pulizie3 nella cassetta delle petizioni; e talvolta accusaranno tale che è netto e puro di quello che costui lo incolpa. Di quanto male credi che sia cagione? Egli è sufficiente a guastare una città, la patria, una provincia, spezialmente a tempo di sospetto. Doh! diciamo che basti. Háne quatro: piglia l’altre quatro.
Prima dell’altre quatro si fu cupidus sacerdos in templo. Questi so’ coloro i quali vogliono i benefici delle chiese, non essendovi atti. E’ benefici che voi date, non li date se non dove so’ denari. — Oh! non toccare di questo, che non tocca a noi. — Io vi dico che vi tocca e molto fortemente; chè quando voi avete uno parente che non è sufficiente a règgiare tre chiocciole, e voletelo metterlo alto, facendolo diventare uno grande pa-