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XXV.

Come debba ministrare iustizia chi ha offizio.1

Diligite iustitiam qui iudicatis terram (Sapientia, cap. 1). Le preallegate parole, dilettissimi, sono scritte nel libro de la Sapienzia al primo capitolo, e volgarmente dicono così, in verso coloro che hanno uffici dell’avere a règgiare i popoli: Amate la giustizia voi che giudicate la terra. Che cosa è giustizia? Giustizia è.... guardare me, hai inteso? Guarda me!2 Giustizia si può intèndare in molti e varii modi; ma fra gli altri, giustizia è constanzia di perpetua volontà. — O dalla fonte, che state a fare il mercato, andatelo a fare altrove! Non odite, o voi dalla fonte?3 — A casa. Dico che la giustizia è una costante volontà e perpetua; sai, che non vagilli, ma sia ferma; e che si renda a ciascuno quello che è suo, e quello che se gli conviene4; cioè, che si renda a’ gattivi

  1. Questa è l’ottava delle prediche pubblicate dal ch. Milanesi.
  2. Interrompe il discorso per richiamare all’attenzione persona che distraevasi.
  3. Queste parole che il Santo rivolge a persone che facevan rumore. mercatando presso alla Fonte di Piazza, discosta assai dal luogo, donde Egli predicava, rammentano ciò che il Bartolomeo Facio nell’opera De viris illustribus scrisse a proposito del nostro Autore. “Abondante nel predicare e veemente, d’incredibil memoria, di così acconcia pronuzia, che la sua predica non stancava mai gli uditori; e tanto gli reggeva sicura è costante la voce, che mai una volta non gli mancava parlando, e ciò che è più maraviglioso, in una grandississima riunione di gente era inteso con facilità anche dai più lontani” (A. c. 41).
  4. Negli altri Codd., e che si renda a ciascuno quello che si díe e quello che li si conviene.