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186 predica vigesimaseconda


li luoghi dove tu puoi abilmente1 capitar male. Non troppo in chiesa stare: leva via ogni cagione; dà ogni buono essemplo di te e della tua vita. Ode come t’insegna Pavolo2: Sic luceat lux vestra coram hominibus, ut videant opera vestra bona: — Così riluca la vostra vita dinanzi a tutti gli uomini, a ciò che sia veduta la vostra opera buona. — Non ti méttare mai a pericolo dove tu puoi cascare; e poniamo che tu abbi in te la intenzione perfettissima, tu stai a pericolo di pèrdarla in più modi, o in una voce che sia tratta di te.3 Non vedi tu a che pericolo tu stai? Non dare cagione che di te sia parlato per niuna disonestà4. Non aviamo noi veduto mai trar fuore delle voci a persona? — Sì; — e però ti guarda. Stulti estis, ut cum spiritu coeperistis, nunc carne consummemini5: O voi, sète pazzi, o voi che avete preso a consumare lo spirito vostro nel vizio della carne! — Dice ella tistè: — oh, io non fo mal niuno, perchè io vada e parli e stia in molti luoghi! Non dice così colui che sta colà, e vedeti usare in luoghi non onesti. Donne, o donne, s’elli non fusse ch’io odo dir bene di voi, io direi anco più! Ma io so pure ch’elli ci so’ le magiori mormoratrici. Ou! Che se si vede che una favelli cor un frate, sette so’ che mormôrranno di lei. E eziandio solamente usando in chiesa, essendo il frate colà da un canto, non parlandoli, anco mormôrranno; e che se si vede sola una miratura, non bisogna più. E però ti dico che anco

  1. Che qui vale, facilmente.
  2. Correggi, san Matteo, cap. quinto, vers. 16. E qualche inesattezza del Testo emendammo colla Vulgata.
  3. Vuol dire, tu corri pericolo anche pel solo fatto di una voce, di una ciarla che sia messa in giro a tuo carico.
  4. Negli altri Codd., per niuna cagione di disonestà.
  5. Epist. di S, Paolo ai Calati, cap. terzo, vers. 3. Nei Codd. la lezione del passo è scorrettissima.