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uno cavalluccio che aveva pochi pochi dì. Quando colui vidde questo cavalluccio, disse: — io voglio un cavallo come io t’ ho vènto. — Colui rispose: — tu m’ haijrénto un cavallo: eco un cavallo. Che vuoi tu più da me? — In- fine egli ne menò quel cavallo, e non avendo altro modo da farlo nutricare e custodire, egli 1 fece lattare a una capra. Sai che n’avenne, poi che questo cavallo fu grande^ Egli saltava come una capra, perchè elli aveva preso della natura di quella capra. Vuole provare se è vero? Va’ e piglia uno capretto e fallo lattare a una pecora, e pólli mente come sarà fatto. Tu il vedrai d’ altro pelo che se fusse lattato dalla capra. Così, per contrario, va’, piglia uno agnello e fallo lattare a una capra; anco il vedrai poi cor un pelo più grosso che gli altri agnelli; e questo è solo per lo èssare nutricati. E questo vo’ che basti. Tu hai veduto la disordinata affezione, la quale è peccato mortale: tòlle la seconda. Seconda cagione è per troppa frequentazione. Hàlo udito che a arca uperta il giusto peca? Chi mi sa intèn- dare, m’intenda. Questa loda voglio io pur dare a’ pa- gani. E’ pagani non dormono colle donne loro, e non dormono spogliati, ma tutti vestiti, e non dormono in penna, come si fa qui fra noi, che non pare che si sappi dormire se il letto non è bene spumacciato. Vedi tu questi ietti di penna? Oh quanto è pessima cosa! Non si fa per le vedove di dormirvi dentro! Un dì vi voglio insegnare a vivare, o vedove! Un dì ve ne predicarò! Domane voglio che sia quel dì. Or oltre: io voglio che questa sia altra tornata, che non fu la venuta. — Ora a casa. Per troppa frequentazione, per tre ragioni e cagioni può essere il matrimonio peccato. 0 che dirà il sodo- mita stamane? PREP. VOLG. DI S. BERNARDINO il