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PEEDICA VIGESIMAPEIMA 159 concedo, e dici vero, ma ella è più di Cristo: concedila tu a me. Ma diciamo: io so’ contento che ella è tua. Credi tu che con tutto che uno abbi la cosa che sia sua, et abbi di buon guadagno, credi però * ch’ elli ne possa fare a suo modo? Non credi tu che egli le possa usare male e con peccato mortale? Piglia l’essemplo: se uno ha della roba da mangiare, e lui non la può mangiare a suo modo; così del vino non ne può bere quanto li piacie, nè la sua carne non la può mangiare a suo modo, io dico che no; che tu potresti tanto della tua robba man- giare, che tu peccaresti mortalmente. E del vino ne potresti tanto bere, che tu inebriaresti, e perdaresti il sentimento; e della tua carne ne potresti tanta man- giare, che tu ereparesti. Non vedi tu che questo è peccato di gola? E ’l peccato de la gola tu sai ch’ è mortale e mortalissimo. Simile ti voglio dire della tua donna: se tu usi la tua moglie, tu la puoi tanto usare, che tu peccarai mortalmente: sai che ’l troppo si versa. Abi a memoria quello che dice Agustino del dare i tuoi figliuoli a balia: io dico a colui o colei che ’l dà per inebriarsi nel vizio della carne. Sai che permette Idio talvolta per non saperti regolare? Che con tutto che sia tuo figliuolo, e tu sia savio et aeostumato e discreto et cetera, talvolta il darai a balia a una porca, là dove si conviene che ’l fanciullo pigli di quelli costumi che ha chi il notrica. Avendo chi el governa gattivi costumi o pessime condizioni, si conviene che egli imprenda di quelli costumi per lo lattarsi del suo pessimo sangue. Equandotitornaacasa,etudici: — io nonso chitu ti somigli: tu non somigli niun di noi; — e non t’ avvedi 1 Diversamente leggono in questo passo gli altri Codd; Credi tu -che cum tutto che la cosa sia sua, et ahila di buon guadagno sua, e non la terrebbe se non fnsse sua di buon guadagno, credi però ec.