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156 | predica vigesimaprima |
Siate santi, dice Idio, come so’ santo io. — Non si può èssare in tanta perfezione, ma ci vuole dire: — siate santi in ciò che voi potete di fare bene, come so’ santo io, che mai non feci altro che bene. — E però dice a tutti quelli che so’ in stato di matrimonio: vivete santamente, quanto v’è possibile. Sai chi è quello che vive santamente? So’ coloro che con timore di Dio usano il matrimonio, con intenzione di aver figli1 che faccino la volontà di Dio, acciocchè sieno ripiene le sedie della gloria. E questa fu la prima intenzione di Dio, che l’uomo ubidisse a lui, et essendoli ubidiente. Iddio gli desse la gloria, e mettesselo ne’ luoghi donde cascaro quelli che li furo disubidienti. Un altro modo ci è nel matrimonio, cioè che talvolta s’usa che l’uno il richiede all’altro, non avendo il pensiero più oltre: questo non è santificato. Anco so’ di quelli che lo schifano per levare via il peccato: questi tali anco non sónno in quella santificazione; pure è scusato se ellino consentono. — A casa.
Vediamo come questo matrimonio díe èssare santificato: in santificatione et honore. Tu vedesti ieri quelli freni che tu dovevi tenere, cioè: i termini del matrimonio non passare; contra natura non operare, e i tempi con discrezione considerare. E che si doveva usare a tempo congruo, e in luoghi atti a ciò, e nel luogo proprio, assai chiaro te ne mostrai. Ma oggi io ti voglio dichiarare alcuni dubbii, i quali domandano i santi dottori, e pongonti2 l'essemplo. Poniamo che sia uno o una che usa il matrimonio per diletto, non per avere figli, nè anco per rendere il debito, nè per schifare fornicazione; niente di meno elli non si vorrebbe dilet-