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tu sii mia donna, e ch’ io sia tuo marito: io voglio che a onore e riverenzia di Dio, noi stiamo un poco in ora- zione, e che noi preghiamo Idio che ci dia grazia che noi viviamo sì santamente in questo santo matrimonio, che noi facciamo cosa che gli sia laude e gloria, et infine salute dell’anime nostre. Et anco il preghiamo, che se egli è il meglio, che ci dia grazia d’ avere figliuoli sì fatti, che sempre sieno ubidienti a’ comandamenti suoi. — E così la donna gli rispuose: — io so’ contenta di fare tutto il vostro volere, e a onore e gloria di messer Do- menedio. — E così si missero in orazione alcuna parte della notte, et in questo modo passarono tre dì e tre notti prima che si congiungnessero in matrimonio. E quando venne il tempo di volerlo consumare, che prima erano dormiti vestiti, andarono a letto e con grandissimi pianti e devozione e timore di Dio il consumaro. Di questi cotali si vorrebbe che ne fusse assai! E per certo io mi credo che se costoro àranno figliuoli, elli saranno accetti a misser Domenedio con loro insieme. Oh, quanto è santa cosa a èssare regolato in questo e in tutte l’al- tre cose! Gilè mólte e molte cose senza la regola non possono per ninno modo ben capitare. Quia sicut ab ini- quo tlioro exterminahitur semen. ^ Oh, che matrimoni sono quelli che oggi si fanno senza ninno ordine! Che non pare che in loro sia ninna mo- deranza, ma piuttosto si può dire rabbia sfrenatissima. 0 arrabiati cani, non vedete voi che voi avete messi i matrimoni nelle mani del diavolo, il quale vi guida in ogni dissoluzione di peccato? Doli! Non sarebbe elli me- glio d’ avere un poca di temperanza et avere un poco di timore di Dio, e pigliare più ratto il buono costumo, Sapienza, cap. 13, vevs. 16.