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144 | predica vigesima |
La terza verità, come a tempo la carne díe èssare regolata. Bisogna che in molti sia prudenzia e discrezione, però che noi non siamo tutti atti a rifrenarci con ordine a uno modo; chè talvolta adiverrà che una dirà: — oh, io non so nè quanto nè come io debbo consentire al mio marito! Io vorrei vivere sicondo Idio e sicondo il mondo, coll’ordine del santo matrimonio. Come debbo io vivere? — Rispondoti; piglia questo essemplo. Se elli fusse dato per ordine che ogni persona dovesse mangiare una lira di pane per pasto, diciamo uno pane per ogni persona, o non pensi tu, se tu il dai a uno che sia giovano, sia gagliardo, che come l’ârà mangiato, ârà fame grandissima? Anco poi1, che non dandogliene più per pasto, elli si morrà di fame? Non farà così uno che sia di pasto comune. Uno che sia di comune pasto, se ne passarà; e se tu il dai a uno fanciullo2 che ha lo stomaco suo piccolino, se tu gliel desse, il faresti anco morire per lo troppo. Tu ci vedi chi per troppo, chi per poco si viene a morire. Simile voglio dire a te. Elli non si può dare regola a queste tali cose; ma sai che ti conviene fare? Fa’ che tu abbi queste tre considerazioni.
Primo, considera la compressione3 corporale.
Sicondo, la condizione mentale.
Terzo, la disposizione spirituale.
Prima considera la compressione corporale. Altro può fare uno giovano, che uno vechio; altro uno gagliardo, che uno debile; altro uno sano, che uno debile. Ogni cosa vuole ordine. Quante cose vanno male per non andare a ordine! Doh! io ti voglio dire quello che in-