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predica vigesima | 139 |
volata che già disse questa parola, essendo uno con lei per volere peccare. Ella disse: — oltre, poniamo le corna a Iesu Cristo. — E come colui udì quella parola, disse: — come? Pónare le corna a Iesu Cristo? — E ricognoscendosi, disse subito: — questo non sarà vero; — e subito si partì d’inde, che gli parbe che quella parola fussero mille diavoli, che gli entrassero nell’orechia. Doh! Io non so se tu m’intendesti l’altro dì il mio parlare parabolico, quando io dissi che i parenti andassero a guardare le loro figliuole a’ monisteri, e che parte ve n’andasse di dì, e parte di notte, acciò che fussero bene guardate. Altra volta io ti dirò quello che ti voglio dire. — A casa.
Anco ci so’ magiori peccati, di colui che peccarà colla madre propria. Anco c’è magior peccato che co la madre: è quello di colui che usarà colla moglie propria contra a natura. Peggio fa costui a usare in tal modo, che colla madre propria col debito modo; imperocchè costui ne fa peggio che non farebbe d’una meretrice. E però, o donna, impara questo stamane, e legatelo al dito: se il tuo marito ti richiede di nulla che sia peccato contra a natura, non li consentire mai. Se elli ti minaccia, e pure volesse, fuggieti, e va’ a dire a tuo padre, o a tua madre, o a’ tuoi fratelli; e che se possono, faccino sì che non abi1 mai questo pensiero con teco. E se pure fusse oppressata, che elli ti minacciasse di volerti fare e dire, prima sostiene la morte, che tu facci tal peccato. E se elli t’uccidesse per quello, sappi e siane certa che l’anima tua andarà subito nella gloria di vita eterna.2 Aveteme inteso? Sì, credo. Io vi dico di me, che da poi