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Dal canto tno anco vi die essere due cose, cioè: Primo, udire con prudenzia. Sicondo, debbi udire con credulità, con tre altri pònti. Primo, perchè tu non se’ scusato per la ignoranzia. Sicondo, anco non se’ scusato per negligenzia. Terzo, anco non se’ scusato per la malizia. Prima, dico che tu non se’ scusato per la ignoranzia: vedene la ragione. ! Se tu giovana se’ andata a marito, e intervienti per | ignoranzia che tu fai o hai fatto il tuo mestiero contra natura e contra eì debito modo del matrimonio, tu dici: — oh,oh!ionoi sapevo enoiso5 — iotirispondo: perchè tu noi sappi, non ti scusa però il peccato. Im- però che chi tolle a fare un’ arte, si conviene che la sappi fare per modo che elli non facci danno nè a sè, nè anco ad altri. l’esemplo. Doli, dimmi: se tu tolli a fare un panno e tu noi fai bene, che non riesce nè bello nè buono a dosso di colui che tei fa fare, che se ne die fare? — Va’, emendalo, — elli dice. — Oh, io l’ho fatto il meglio ch’ io ho saputo! — Ma dimmi, io ti domando, salotufare?—Tudicidisì,eioteidoafare.Setu r hai fatto male, tuo danno,• mendalo. Perchè il pigliavi a fare, se tu noi sapevi fare? E così dico d’ ogni arte e il’ogni mestiero. Così anco dico delli offìzì. Se’ de’ priori, o se’podestà, o hai altro offizio, e noi sai fare? Sai che ti dico? Sempre pechi, non facendo quello che tu se’ te- mito di fare. l’autorità tu l’hai in Paulo. Qui ignorai ignorabitur.^ E però sappi che ogni volta tu fanciulla dici: di sì allo sposo, tu gli prometti di far drittamente il i matrimonio. Tu dirai: — io so’ fanciulla, e non cognosco più là. — E io ti dico, che prima tu debbi sapere quello 1 Si quis auteni ignorai^ ec. (Ep. n ai Corinti, cap. xiv, A’ers. 38).