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124 predica vigesima


Dio di tutto il male ch’io poterei avere stroppiato, s’io non l’avesse stroppiato colle mie parole. E simile, di tutto il bene ch’io potarei aver fatto fare, non avendolo insegnato colle mie parole, come io debbo insegnare; come noi aviamo apertamente nel Decreto in capo: Si culpa ec., ac de danno dato in sententia. E a questo medesimo anco vi si accorda Scoto. Dicono che chi piglia a fare una cosa, è obbligato a saperla fare. Adunque, io so’ tenuto come dice Scoto, a ovviare, s’io posso, il peccato vostro col mio parlare; e se io nol fo a mio giusto potere, guai a me! Come tu hai. Pavolo, al nono capitolo1: Vae mihi, si non evangelizavero: — Guai a me se non evangelizarò e predicarò, e non v’ammunirò del peccato vostro, però ch’io n’ârò a rèndare ragione a Dio. — Vae, vae a me, s’io taccio. Inde hai quel detto di Bernardo: Non licet tacere cui vitia incumbit deripere et erigere. Doh, ode bella sentenzia, che Idio ti benedica! — Non è lecito di tacere a colui che ha tolto l’uffizio a fare, vedendo e cognocendo quello che bisogna che sia fatto. — E perchè questo toca a me e agli altri predicatori, e simile anco toca a coloro2 che hanno cura d’anime, di sapere riprèndare, e poi di riprèndare coloro che n’hanno bisogno. Ma io vego e cognosco ch’io ho perduto il trotto per l’ambiadura3 istamane, chè io volevo che ci fusseno quanti preti sono in questa terra, e io non ce ne vego. E dicovi che m’è discaro una gonnella4; e quanto era

  1. Il Cod. Pal.: Come tu hai al nono capitolo, Paulo. E intendi al nono cap., v. 16, dell’Epistola prima ai Corinti.
  2. Negli altri Codd.: e simile anco a me tocha et a coloro ec.
  3. O ambio. E qui il Santo vuol dire, che avendo esortato a venire ad ascoltarlo quante piu donne era possibile, ha perduto quel che meglio desiderava, cioè la presenza dei preti.
  4. Così in tutti i Codici.