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predica decimaseconda 299


uno: e come sónno de’ buoni che s’acordano insieme a fare uno bene, così so’ di quelli che s’acordano insieme a fare uno male. Vedeste voi mai niuna corazza buona? Sapetela voi cognósciare? — None? — Sì, io. Quando io fui a Milano, io la imparai a cognósciare da uno perfetto maestro, e dissemi la ragione a volerla fare buona, come ella voleva essere fatta. E dissemi che a volerla buona, non voleva essere nè d’acciaio nè di ferro. O di che la faremo dunque? Dissemi che voleva essere fatta in questo modo: che voleva essere da l’uno lato acciaio e dall’ altro di ferro. E volevasi fare in questo modo, che si voleva fare piastre d’acciaio puro e piastre di ferro puro. Se fusse tutta di ferro, non sarebbe forte, chè ’l guirrettone la passarebe; e se fusse tutta d’acciaio, la percossa della lancia o d’altro la spezzarebe. E però si voleva fare dell’uno e dell’altro, cioè di fuore l’acciaio e di dentro il ferro, e buttare insieme l’uno coll’altro, e farne uno corpo, et in quello modo sosterrebbe alla percossa, et anco non passarà mai il ferro: una alteri coniungitur: e così sarà perfetta. Che viene a dire questo, ch’io vo’ dire? Viene a dire, che io ho tanto compreso, ch’io cognosco ch’elli sónno di due ragion genti. So’ de’ pecoroni, e so’ de’ rincagnati;1 e così voglio dire a voi, come io dissi in Lombardia, dimostrando lo’ la verità. Che era uno capitano in una loro città, e per stare alto e magno, elli dava a colui la casa che era di quello uscito, et a quell’altro dava la sua vigna, et a quell’altro il suo bestiame; et a quel modo era amato, e facevasi grande della roba del compagno. E se consideri, anco so’ di quelli che hanno un altro esercizio nei loro vivare: come pure ine intervenne, che volendo uno tornare a casa sua

  1. Cioè, degli astuti, dei maliziosi.