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predica decimaseconda | 287 |
parechi dì, e poi andò a Crema. E ode mirabile cosa: che tornando a casa sua, elli trovò in sulla piazza il nimico suo, il quale quando vide costui, corse et abbracciollo, e volselo menare la sera a cena con lui. Et un altro il quale possedeva la casa dove esso stava, subbito, mentre che elli cenava, sgombrò la casa delle cose sue proprie, e lassandovi quelle di questo tale: e chi aveva nulla di suo, la mandò1 a questa tal casa di costui. E di subbito la sua lettiera, li suoi goffani, sue lenzuola, sue tovaglie, suoi baccini, suoi botti, suoi ariento, e per modo andò la cosa, che la sera medesima fu menato nella sua casa, e dormì nel suo letto fra le cose sue proprie. E dico che pareva che fusse beato colui, che gli poteva portare le cose sue, la roba sua. Poi in quelli dì, anco chi aveva suo bestiame o sue possessioni, suoi cavagli, ognuno giogneva: -— eco i tuoi buoi, eco i tuoi asini, eco2 le tue pecore; tanto che ogni sua cosa gli fu quasi renduta: e così simile a tutti gli altri. E dico ch’io mi do a crédare che quella terra, per quella cagione, Idio l’ha campata da molti pericoli. E molte altre terre presero essemplo da questa, ed è oggi dei buoni castelli3 di Lombardia. Con tutto ch’ella non sia città, ella è molto bene apopolata. E quanto credi che tal cosa piacesse a Dio? Basti. Dico, hai veduto vendetta e misericordia domandata, dove dice, veni, et vide; viene e vede i giudicî di Dio.
La terza, dico, è giustizia aparecchiata inverso chi iniquamente vive, dove la fortezza si contrappone alla giustizia: veni et vide: viene e vede i giudicî di Dio, che