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predica decima 257


aiuto, io gli dèi consiglio e aiuto: io gli dissi che ciò che aveva, desse per Dio, e se sapeva a chi aveva tolto nulla, egli la rendesse. Egli disse che non aveva nulla. Io gli dissi che se mai potesse ragunare nulla, che egli ’l rendesse, e che egli si reggesse delle sue braccia1, e che mai non cascasse più in tali peccati. E come sempre aveva fatto male, che sempre egli facesse bene, perchè Idio gli avesse misericordia. Vuoli per iscrittura come di queste crudeltà si so’ fatte per queste divisioni? Guarda negli eserciti di Faraone, nell’Esodo al xv cap.: Dixit inimiciis: persequar et comprehendam, dividam spolia, implebitur anima mea: evaginabo gladium meum, interficiet eos manus mea. Già non fate voi altrimenti fra voi: l’uno dice dell’altro: — noi tagliaremo, noi faremo, noi diremo; — e talvolta è tale che crede robbare che è robbato, tal crede cacciare che è cacciato ec. Chi v’induce a questi pericoli? So’ i diavoli che vi cavalcano, che l’una superbia guida l’altra. Ecci niuna di voi, donne, che abbia marito che sia di parti? Ecci niuno di voi, uomini, che si facci capo di parte? Se ci è chi si fa capo d’uno solo, egli ha uno diavolo che ’l cavalca; se è capo di cinquanta, cinquanta diavoli il cavalcano; se è capo di mille, mille diavoli ha adosso. Dice colui: — O come può avere tanti diavoli? — Vuòlo vedere? Or va’, leggie in santo Matteo all’ viij cap., e santo Marco al v cap., d’uno il quale aveva tanti demoni2 addosso, che sempre stava sopra le sepolture de’ morti; il quale fu menato dinanzi a Iesu, al quale Cristo Iesu gli disse così, venendo dal mare di Genessaret: Venit ei obviam unus habens demonia, qui genuflectens coram Iesu, qui dixit ei: exi foras

  1. Cioè, campasse col frutto delle proprie fatiche (M).
  2. Gli altri Codd. e la stampa, diavoli.