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218 predica nona

E’ labri suoi distillano1 la mirra; — la quale è ottima e perfetta. Così dico delle buone parole, sai, come la campana la quale distilla le rose, quando tu fai l’aqua rosada. Quando tu distilli le rose rosse, che se ne fa tanto fine acque, non vedi tu quante cose si conviene, prima che l’aqua venga distillata? Tutte quelle cose che bisogna a fare l’aqua, bisogna a l’uomo. Elli bisogna la mente umana, che è il fornello; bisogna anco il caldo del fuoco, cioè che abbi ragione in sè. Bisogna la campana colle rose, cioè le parole scielte, tutte buone, prima che sieno udite, cioè dentro nella memoria. Conviene che abi anco il fummo da lato dentro che salga, e così salito allo intelletto, venga la parola infino al lambico della bocca, dûe si dimostri2 la virtù sua tutta soave al gusto al naso e a tutti i sentimenti. Inde al quarto cap. in nello Ecclesistico: In lingua enim sapientia dignoscitur; et sensus et scientia et doctrina: — Per la lingua conósciarai, quando udirai parlare uno, se elli ha in sè sapienzia o sentimento o scienzia o dottrina. — Tu cognosciarai l’uomo, come elli parlarà, a la lingua; se elli dice o bene o male, come tu odi le parole, così è lui. Se odi uno detrattore, tu puoi cognósciare quello che egli è. Se tu vai alla botte, ella ti darà del vino che ella arà. Non avarai mai la sapienza da colui che non l’ha. Anco non cavarai mai il vino delle rose, però che non ve n’è. Non cavarai mai della mala lingua niuna buona scienzia, nè anco niuna buona dóttrina, nè niuno buono sentimento; e da uno che parli bene, tutte queste cose ne caverai. E questo è per la prima natura dell’uomo.

  1. Il Cod. Sen. 6, distillanti.
  2. Il Cod. Pal., dove essa dimostri.