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predica ottava | 211 |
solfìnello; si elli non s’apicarà il fuoco, come a questi di sopra, questo perchè? Perchè non se ne cura. Altri so’ come legna minute, e dicono: — Oh, egli ha detto così e così: io voglio purgare la mia infamia. — Et io dico, quanto più la purga, più la ’mbratta. Doh! uno volse andare purgardo una infamia la quale gli fu posta, e quanto più cercava di purgarla, più la imbrattava. Doh, non andate più purgando! Fate quello ch’io vi dico; sputetevi su, e sarà giallo, cioè si spegnarà quella infamia che t’è stata aposta. Utraque ex ore. Della saliva che escie di boca si può fare gran fatto. Vuo’ la fare gialla la infamia? — Sì — Or sputavi su con buona carità. Vedi la carità che ha in sè il colore giallo! Hai mormorato di me? — Sì — E sì sia. Tu non puoi fare miglior medicina, che sputarvi su cor uno dispregio della infamia che t’è apposta. Or facciamo tutti uno sputo contro quello diavolo, acciò che si mortifichi; e faremolo col braccio della Scrittura che ’l dice. Or esputate ognuno. Avete voi udito quando al serpente se li sputa in bocca a digiuno, elli muore? Or oltre; sputate un’altra volta a confusione del detrattore, e per ispégnare il mal veleno, e per fare morire la mala bestia di questo dracone. E questo sia la fine della seconda parte.
La terza parte principale, poco poco. Oh, voi mi avarete dato forse qualche morso per questo sputare! — A casa. — Vediamo del suo virtuoso e grazioso ausilio. Adiutorio divinale; dove dice: omnia ad te expectant ad illudendum ei. Omnia ad te expectant. Vediamo due adiutòri che noi aviarno da Dio, quasi due mani da Dio. Primo adiutorio si è quando tu non sai che uno detrattore ha detto male di te. Sappi che questo non è poco adiutorio. Ben sai tu che, non sapendo tu che colui t’ha de-