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predica ottava 197

sciocheza sarà la tua, (se) non hai fatto il male1, nè hai voglia di farlo, che tu te ne curi per le parole d’un gattivo! Et io ti dico che tu dovaresti godere, poichè tu non l’hai fatto. Ove Pavolo quello che disse per colui che è buono e è stato detratto: Gloria nostra haec est, testimonium conscientiae nostrae. O tu che fai bene et è detratto di te, non te ne curare; imperò che tu hai il testimonio in cielo, cioè Idio, il quale conoscie la verità, et anco hai con teco medesimo il testimonio della tua coscienzia; che sai e cognosci che colui non dice la verità. E però non te ne curare, che Idio è con teco, il quale sta colla verità, e lassa andare colui che ha detto male di te, che ’l diavolo è con lui. Lui infine n’anderà piangiendo, e tu te ne va’ cantando e danzando. E basti il primo.2

Sicondo remedio non meno bello che ’l primo. Il detrattore t’aita a dispregiare el mondo, imperò che per quello cognosci che ’l mondo non tiene la verità; il quale sempre con quelle cose che ci so’, ci tirano3 a dannazione. Non vedi tu quando tu hai stato, che elli ti inducie a superbia, e quando tu hai robba, ti inducie ad avarizia, e quando tu hai fama, ti inducie a vanagloria, e quando onori a superbia? Questi sono li oncini del mondo, i quali oncini sempre si tirano in giù, imperò che avendo delle cose del mondo, il mondo ti tira ad sè. E però, volendo tu di queste cose del mondo, benchè tu non abbi avute, dico che tu stai male. Doh! piglia

  1. La lezione del nostro Testo è qui men corretta che negli altri Codd., dove è detto: se tu non arai fatto il male. Ad ogni modo ci parve necessario al costrutto raggiungere la particella se, omessa nel nostro Cod.
  2. Questo è quanto basta al primo: così il Cod. Pal.
  3. Il mondo, cioè, e le cose che in quello sono. Il Cod. Pal., ci tirano sempre a dannazione.