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intraduzione xiii


venze più agile e nel coloxùto più viva. Ben si può assomigliare a una sorgente d’acque purissime e cristalline, alla quale chi s’accosti per dissetarsi, immantinenti prova refrigerio al corpo e consolazione allo spirito.1

«Volse Iddio che quasi oltra modo none usitato queste Prediche fussero ricolte e scritte ad amore ed accrescimento di devozione.» Al qual fine «ispirò uno che si chiamò Benedetto di maestro Bartolommeo cittadino di Siena, ed era cimatore di panni;» il quale «stando a la predica, scriveva in tavole di cera collo stile; e detta la predica, tornava a la sua buttiga e scriveva in foglio tutto quello che aveva scritto nelle predette tavole di cera.»2 E fu veramente ispirazione felice quella che ci ha procurato il tesoro di queste Prediche, le quali ci fan provare vivissimo il desiderio delle molte altre recitate dal Santo in Siena e altrove; tanto più felice, in quanto che il buon popolano con quel suo modo celere ed oramai fuor d’uso, potè mettere sulla carta le

  1. Niccolò Tommaseo nell’Avvertimento che premise all’edizion fìorentina delle Lettere della Benincasa, chiama san Bernardino «onore di Siena e d’Italia, frate cittadino, che non degnò essere prelato; ... il quale nascendo nell’anno che Caterina moriva, parve redarne lo spirito, a consolare di nobili esempi la patria, e la posterità di quelle memorie che sono speranza» (Pag. 14). Eppure un recente autore di così detti Ragionamenti sopra la storia della letteratura italiana non s’è ritenuto dallo scrivere che san Bernardino da Siena e l’arcivescovo Antonino ed altri oratori sacri del quattrocento furon tutti «spacciatori di grossolane sciocchezze» (Pag. 83).
  2. Prologo alle Prediche, pag. 4.