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predica sesta | 151 |
assimigliare a’ cani che stanno alla becaria1, che quando vegono venirvi un cane forestiere, tutti vanno a lui, e annasanlo, e al naso cognoscono che non è de’ loro. Come l’hanno annasato e conosciuto2, subito cominciano a ringhiare3 e mostrare i denti; e come sì comincia a baiare, tutti li cani li corrono adosso, e chi il morde di qua e chi di là, tanto che tutti lo stracciano; e così il cacciano via dicendo: — tu non se’ de’ nostri. — Non fanno così quando vi va uno di loro; che come l’annasano, li fanno carezze, conoscendo che elli è de’ loro compagni detrattori, e fra loro pare che dicano: — costui è de’ nostri.— E benchè non sia conosciuto da tutti, quello che ’l conosce, dicie: — va’, sta’ qua, chè tu se’ de’ nostri, e fa’ quello che tu debbi fare. — E questo sia detto per la siconda parte principale.
La terza parte principale aviamo a vedere, della sua crudeltà; dove è detto rufus, cioè sanguinoso. Di questi tali dice Gregorio: Bestias ferocitate, at volucres velocitate excedit mala lingua: — La bestia feroce del detrattore avanza gli uccelli velocissimi, et anco avanza ogni animale e bestia ferocissima4 col veleno suo. — E che questo sia vero ch’elli sia veloce, lo pruova in mezzo. Tu vedi che una mala lingua, essendo qui, parlarà male d’uno che sarà in Francia, e subito avrà tolto la buona fama a colui il quale è là, solo con una parola. Qual’è quello uccello tanto veloce che vi fosse andato così ratto? Niuno. Anco dico che il veleno suo è pegior veleno che non è di niuno animale che si truovi. La pruova.