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x | introduzione |
ne tra’ cittadini; ma come la città era infestata da vizi anche peggiori, e divenuti comuni a gran parte d’Italia, così non si astiene dal flagellare con parole severe e minacciose ogni altro mancamento de’ suoi concittadini. Benchè predichi con singolare naturalezza, e senza l’ombra mai di verun artificio, non sa tuttavia liberarsi dall’aridità delle forme scolastiche, nelle quali vien meno talvolta con la lucidezza del pensiero la spontanea festività dell’eloquio. Ma dove quelle tacciono, e ragiona l’affetto, la parola di lui diviene potente sull’animo degli uditori, e così paurosa ai perversi, quanto ai buoni diletta. Dai sacri Libri deriva quasi di continuo la sua eloquenza; ma nulla ricusa di ciò che gli s’offre improvviso alla mente, atto a chiarir meglio l’argomento che svolge. Per la qual cosa, ora giovandosi di proverbi popolari, ora contando apologhi e novellette, ora riferendo fatti de’ quali fu testimone o parte nel suo lungo peregrinare predicando in Italia, consegue l’utile insieme e il dilettevole; di maniera che queste sue Prediche tanto volentieri si leggono oggi, come volentieri le ascoltarono migliaia di cittadini, non tutti al Santo benevoli. Son passati meglio che quattro secoli e mezzo, e serbano esse tuttora il rigoglio e la freschezza della vita; imperciocchè le naturali bellezze non altera il corso degli anni, e la virtù non perde in verun tempo lo splendore suo nè l’incanto.
Fu già chi scrisse ottimamente, che questo