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predica sesta 143

e dirà: — Fratel mio, ciò ch’io dirò, io il dirò a buon fine: Idio il sa! (E dàlli il pegno): pure io tel voglio dire: el tale ha fatto la tal cosa. Elli mi pare che il tale facci il tal male al mio parere. Elli fa sì e sì, e parmi che vogli fare così e così. — E dirà di molte e molte cose, che di tutte mentirà per gola. Questa mala lingua che fa a questo modo, è assimigliata allo scorpione, el quale fa tre cose tutte maliziose. Prima, lecca co la lingua. — Sicondo, abraccia1 colle branche. — Terzo, colla coda, la torce e rizala e morde. In questo proprio modo fa il detrattore. Va’, vede quello che è detto nel Deuteronomio a xij cap.: Ne sanguinem comedas: — Non volere mangiare sangue. — Si absconderis ec. — Se il serpente mordarà di nascoso, io orarò; — diceva David. Simile anco David2 di costoro parlando: Qui retribuunt mala pro bonis, detrahebant mihi: — Amandolo io, elli mi ditraea, e diceva male di me; e io ne facevo questa vendetta, che io oravo per lui. — Questo cotale detrattore si può assimigliare a uno serpente, che si chiama regolo. Questo serpente ch’io vi dico, è tanto velenoso che, come elli toca una fonte d’aqua, subito l’ha tutta contaminata e avelenata, tanto è pessimo il suo veleno. Similmente fa la mala lingua, chè ella può di subito col suo mal dire avelenare una città, una patria, una provincia. Inde disse Alessandro3 in uno suo sermone sopra il detrattore: Dicit quod prope est detractoris, quia quanto mala loquitur, tanto magis occoecabitur: —

  1. Gli altri Codd. abbranca.
  2. In questo passo il Testo che seguiamo ha qualche lacuna, supplita col soccorso degli altri Codici.
  3. Cioè, Alessandro d’Ales, che il Santo cita spesse volte, e un trattato del quale appare tra i non molti libri che si trovarono nella cella dove il Santo morì.