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viii introduzione


mente capace e il viril petto all’irrompere della corruzione che invade ogni stato sociale, e presentendo l’era di una civiltà nuova, coi consigli, con le minaccie, con l’opere richiama le menti ad avvalorarsi nella santità della fede e nel culto alla libertà. Ambedue incolpati d’eresia e sottoposti a processo, si mantennero sempre fedeli ai dommi della religione; e se l’uno trionfa su i perversi vivente, non meno sublime è il trionfo, che procaccia all’altro il patibolo. Somiglianti ancora negli entusiasmi della pietà, il Francescano sull’alto del palazzo pubblico di Siena colloca raggiante d’oro il nome di Cristo Gesù: in Firenze i discepoli del Domenicano pongono sovra la maggior porta del palagio dei Signori una lapide che dichiara Cristo Redentore re dei Fiorentini. La quale armonia nei concetti e nelle opere dell’ Albizzeschi e del Savonarola tanto più è da notare, quanto diversi furono, almeno all’apparenza, i tempi in cui vissero: diversità che stupendamente personificano i due papi che in quelli predominarono: papa Niccolò V che canonizzò il Nostro, corsi appena sei anni dalla sua morte1; papa Alessandro VI che lasciò il Domenicano fosse arso. Il primo un santo, un martire l’altro.

«Voi sapete ... come essendo io a Roma (sono parole di san Bernardino) mi disse il papa

  1. San Bernardino morì ai 20 maggio 1444, e fu canonizzato con bolla del 1° giugno 1450.