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vi introduzione


ferro e col fuoco. I mali guadagni l’offendono e la perfida usura e i contratti illeciti; aborre la. vanità del lusso muliebre; ha in odio l’ignoranza, che egli definisce, «quella cosa ch’è più contraria alla salute dell’anime, che tutte l’altre cose del mondo.»1 Quanti popoli italici l’udirono a predicare animoso contro ciò che di più reo e perverso davano i tempi, restaron presi all’ardore di quelle sue parole, al fuoco di quella sua carità, all’esempio di quella vita austera e senza macchia. Per effetto di quelle predicazioni riformarono molte città i loro Statuti; in più di un luogo si accatastarono nel mezzo alle piazze oggetti di vanità e lusso, e come roghi incendiaronsi alla vista di una moltitudine esaltata e commossa.2 Diede questo spettacolo anche la città di Roma, dove frate Bernardino era stato chiamato a difendere dall’accusa di poca ortodossia i suoi insegnamenti; ma il soggiorno nella città eterna, e il predicar continuo che vi fece, tanto gli crebbero nome di santità, che il papa lo promosse al vescovado di

  1. Pronuiiziò queste parole al principio del Quaresimale fatto in S. Croce di Firenze l’anno 1425 ( Ms. nella Biblioteca dell’Archivio di Stato in Siena).
  2. In Perugia si conservano ancora gli «Statuta S. Bernardini» del 4 novembre 1425 (V. in questo a pag. 350, nota 1). Anche nell’Archivio senese rimangono riformagioni o leggi suggerite o dettate dal Santo. Il cronista sopra ricordato, dove dice che san Bernardino tornò in Siena il 14 d’agosto, soggiunge: «e s’ordinarono e’ bossoli per opera sua;» i bossoli, onde s’estraevano i nomi dogli Officiali del Comune. Potrebbe dirsi lo stesso per altri paesi; ma questa materia sarà dichiarata meglio e di proposito in altro libro.