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iv introduzione


nisse. Fece assai cammino guardando per ogni lato e per ogni verso, ma finì col tornarsene a Siena. Gli venne allora in pensiero di cominciare a poco a poco la vita dell’anacoreta; una tal volta uscì fuori d’una porta della città, colse un’insalata di cicerbite e d’altre erbe, e senza verun condimento prese nel nome di Gesù a masticarla. E non essendo da tanto d’inghiottirla, benchè s’aiutasse con parecchi sorsi d’acqua, si persuase di non avere virtù sufficiente a menare quella vita; per la qual cosa diceva poi, che un boccon di cicerbita gli aveva levato di dosso quelr ardore.1 Ma non passarono forse due anni, e vestì l’abito dei frati minori francescani2, dei quali ricondusse l’Ordine a più stretta osservanza delle regole e discipline monastiche. Tuttavia, come la solitudine dell’anacoreta, così non gli andava a genio neppure la vita contemplativa del chiostro; e secondando il fondamento che gli aveva posto natura, si consacrò al fruttuoso ministero della predicazione, nel quale salì a gran nome per la molta dottrina e ’l pieno possesso de’ sacri libri, ed eziandio pel natural dono di una parola facile, briosa, efficace. Si può dire che, novello apostolo,

  1. Il racconto di quest’episodio della giovinezza del Santo è piacevolissimo a leggere nella predica vigesimasettima.
  2. Nella citata predica dell’8 settembre si esprime così: «E anco in tal dì qual è oggi io rinacqui, chè oggi fa xxv anni che io mi vestii frate; et oggi fa xxiiij anni ch’io promissi povertà, castità et obedienza.» Sappiamo infatti ch’egli fu accolto nel detto Ordine con deliberazione capitolare de’ 5 settembre 1402.