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APOLOGHI E NOVELLETTE 51

mente questa parola, che essi fecero uno conseglio nel quale vi fu tanta unione, che fu cosa mirabile, nel quale si prese, che ciascuno di costoro potesse tornare a casa sua. Poi partendomi da Crema, andai in uno castello, il quale era di longa forse dieci miglia, e parlai a uno di quelli usciti, il quale aveva lassato in Crema tanto del suo, che valeva circa a quaranta migliaia di fiorini, il quale mi domandò: “Come stanno le cose?” E io gli dissi: “Con la grazia di Dio tu tornarai a casa tua, imperò ch’io ho saputo molto bene di loro intenzione.” Elli si fece molto beffe di quello che dicevo, e da inde a poco elli li venne uno messo mandato da Crema, il quale li disse come egli poteva tornare a suo piacere a casa sua. E udendo cosí, per l’allegrezza ch’egli aveva, egli non poteva mangiare, né bere, né dormire. Egli venne a me, e tanta era la letizia che egli aveva, che non poteva favellare; e stette cosí parecchi dí, e poi andò a Crema. E ode mirabile cosa: che tornando a casa sua, elli trovò in sulla piazza il nimico suo; il quale quando vide costui, corse e abbracciòllo e volselo menare la sera a cena con lui. E un altro il quale possedeva la casa dove esso stava, subbito, mentre che elli cenava, sgombrò la casa delle cose sue proprie, e lassandovi quelle di questo tale; e chi aveva nulla di suo, la mandò a questa tal casa di costui. E di subbito la sua lettiera, li suoi goffani, sue lenzuola, sue tovaglie, suoi baccini, suoi botti, suoi ariento, e per modo andò la cosa, che la sera medesima fu menato nella sua casa, e dormí nel suo letto fra le cose sue proprie. E dico che pa-