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apologhi e novellette 49

mi d’andare vedendo in sino a Massa; e quando io era per la valle di Bocheggiano, io andavo mirando quando su questo poggio quando su quell’altro; quando in questa selva, quando in quell’altra; e andavo dicendo da me e me: “Oh, qui sarà il buon essere! Oh, qua sarà anco migliore!” In conclusione, non andando dietro a ogni cosa, io tornai a Siena e deliberai di cominciare a provare la vita che volevo tenere. E andâmi costà fuore dalla Porta a Follonica, e incominciai a cogliere una insalata di cicerbite e altre erbuccie, e non avevo né pane né sale né olio; e dissi: “Cominciamo per la prima volta a raschiarla, e poi l’altra volta e noi faremo solamente a raschiarla senza lavarla altromenti; e quando ne saremo piú usi, e noi faremo senza nettarla, e dipoi poi e noi faremo senza cògliarla.” E col nome di Jesu benedetto cominciai con uno boccone di cicerbita, e messamela in bocca cominciai a masticarla. Mastica, mastica, ella non poteva andare giú. Non potendola gollare, io dissi: “Oltre; cominciamo a bere uno sorso d’acqua.” Mieffe! l’acqua se n’andava giú, e la cicerbita rimaneva in bocca. In tutto, io bebbi parecchi sorsi d’acqua con un boccone di cicerbita, e non la potei gollare. Sai che ti voglio dire? Con un boccone di cicerbita io levai via ogni tentazione; ché certamente io cognosco che quella era tentazione. Questa che è seguitata poi, è stata elezione, non tentazione. Oh, quanto si vuole bilanciare, prima che altri seguiti quelle volontà che talvolta riescono molto cattive, e paiono cotanto buone!

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