Pagina:Bernardino da Siena - Novellette ed esempi morali, Carabba, 1916.djvu/46

34 apologhi e novellette

mi perdoniate el male ch’io vi feci; fu sciaguramente, nol feci a studio; per l’amore di Dio, io ve n’adimando perdono;” infine, avendola costui molto pregato, ella non volendo udire, el cacciò via, dicendoli: “Io non ti vo’ perdonare.” A la fine non potendo costui avere niuna buona parola da lei, ritornò al confessore, dicendoli come non poteva avere niuna buona parola. Anco el confessore volse che egli ritornasse a lei la siconda volta, e che gli chiedesse perdono. E esso cosí fece. Tornato a lei dimandandole per l’amore del Nostro Signore Jesu Cristo perdono, anco il cacciò, dicendoli che mai non gli perdonarebbe. El garzone tornò la siconda volta al confessore, e disseli come ella l’aveva cacciato, come ella aveva fatto la prima volta. El frate volse che elli ritornasse a lei anco la terza volta. Come ella aveva fatto l’altre volte, cosí fece la terza, dicendo che di perdonare non ne voleva udire nulla. Onde che, ultimamente tornato al frate, e déttogli come la cosa stava, el frate gli disse: “Va’ e piglia el Santissimo Corpo di Cristo, poiché tu hai fatto quello che tu debbi dal canto tuo: va’ e comunicati e fa’ la tua divozione.” Oooh! Oh, che orribile cosa fu questa! O giudicio di Dio grande! O che cosa ne seguí elli? Che essendo costui a l’altare, come elli ebbe preso el Corpo di Cristo, cosí di subito entrò el diavolo adosso a colei. Era nel mezzo de la chiesa una citernuzza, là dove costei fu da’ diavoli gittata viva viva, e a fatiga vi potrebbe entrare una persona, tanto è poco larga! Ella non fu veduta quando vi fu gittata; ma essendo sentuto el busso grande, e non trovata