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apologhi e novellette 33

dio, nel cuore. E poi quando vi ritroverete insieme con quelli co’ quali voi avete odio, e voi vi rapacificherete. Or fate che niuna non ce ne rimanga a fare. — A casa.

Dico che nel dicianove andò una galea in Jerusalem al Santo Sipolcro di Cristo, ne la quale galea fra gli altri v’era una vechiarella di quelle maledette superbe, che come sa chi v’è stato, elli vi si sta dentro a sedere. Colei stava cosí co le gambe distese, e uno garzone pure peregrino, passando per la galea, li viene posto il piè a questa vechiarella, e fecele un poco male, e mai non poté tanto operare né pregare che ella gli perdonasse, che mai gli volesse perdonare. A la fine, quando furono giònti in Giaf, dove iscaricano i peregrini, questo garzonetto le domanda piú e piú volte perdono; ella sempre stette ostinata a non volere perdonare. Non potendo avere perdono da lei, andò, come è usanza, al luogo de’ frati, là dove tutti si debbono confessare prima che vadano vedendo quelli santi luoghi, e come so’ confessati, di subito si comunicano. Costui essendo confessato d’ogni suo peccato, e avendo detto come sciaguratamente, non avedendosene, elli aveva fatto male a questa donna e domandatole perdono piú e piú volte, e che ella non gli aveva voluto perdonare, gli fu detto che egli ritornasse a lei e domandassele perdono, prima che elli si comunicasse. E elli cosí facendo, giònto a lei, dicendole: “Madre mia, io vi prego per amore di Cristo Jesu nostro Signore, il quale volse essere crocifisso per la salute di tutti i peccatori, i quali gli hanno fatto offesa; deh, io vi prego che voi

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