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CONTRO LE VANITÀ DONNESCHE


I.


O donne, donne, oh che vergogna è egli la vostra, che la mattina, mentre che io dico la messa, voi fate un rumore tale, che bene mi pare udire uno monte d’ossa, tanto gridare! L’una dice: Giovanna! L’altra chiama: Caterina! L’altra: Francesca! Oh, la bella divozione che voi avete a udire la messa! Quanto ch’è a me, mi pare una confusione, senza niuna divozione e riverenzia. Non considerate voi che qui si celebra il glorioso corpo di Cristo figliuol di Dio, per la salute vostra? Che dovareste stare per modo, che niuna non facesse un zitto. Viene madonna Pigara, e vuol sedere innanzi a madonna Sollecita. Non fate piú cosí. Chi prima giògne, prima macini. Come voi giognete, ponetevi a sedere e non ce ne lassate entrare niuna innanzi a voi...

Fralle altre vanità che io ho veduto, non trovai niuna cosí grande, quanto qui a Siena; ché voi mi parete tanto grandi donne, che voi avanzate l’altre, quando voi sete intrampalate con panni trascinanti; che mirandoli io, mi dimostrano di voi tanto vituperio, che io temo che solo per questo voi non facciate venire qualche grande isterminio in questa città. E dice colei: La spesa


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