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GLI ECCESSI DELL’ASTINENZA


Elli so’ stati molti che so’ voluti andare in vita eterna in uno passo e in uno salto; e molte volte se ne so’ trovati impazzati; che per la troppa astinenzia l’è poi mancato il cèlabro; al modo che intervenne a uno che credo che voi il cognosceste. Io nol voglio nominare; ma quello non gli intervenne per altro, che per la troppa astinenzia: tanto fece che egli impazzò. E fummi detto che io il dovessi tenere al luogo: e tenemolo; e sai che intervenne una volta? Che standomi io a favellare con uno frate, e costui m’era dietro cosí dall’uscio con una stanga in mano, e non me n’avedevo, ch’io gli vollevo le spalle, e il compagno gli veniva a vòllere il volto. E quando costui alzò la stanga che era come uno modello, el mio compagno si chinò a terra: volse Idio che elli non giònse anco a me! Elli giunse intro l’uscio; e quando elli si fu raveduto, elli mi domandò, e disse: “Avesti paura?” Io risposi e dissi il vero, ch’io non l’ebbi mai maggiore, e sí bene la maggiore ch’io avesse mai. Quello dico non l’intervenne se non per la troppa penitenzia; e però dico che il troppo si versa.


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